NEI DINTORNI

I FARAGLIONI DI SCOPELLO
Il borgo marinaro di Scopello è famoso per il bellissimo panorama che si può godere dall'alto, guardando in direzione della Tonnara: imponenti faraglioni spuntano fuori dall'acqua azzurra, incorniciati dalle strutture architettoniche dell'antica Tonnara.
Uno scenario magico, che ha reso celebre il paesino siciliano nel mondo, diventandone l'immagine più iconica.
La bellezza di questo luogo incantato, secondo la leggenda, ispirò Omero, che scelse proprio la Baia di Scopello per ospitare l'ultima sosta del viaggio di Ulisse prima del ritorno a Itaca. Omero la chiama l'isola dei Feaci ma in molti hanno riconosciuto in questo luogo l'affascinante Baia di Scopello.

LA RISERVA DELLO ZINGARO
Nel tratto di costa che va da San Vito lo Capo a Castellammare del Golfo, 7 chilometri di natura incontaminata dove vivono e nidificano i rapaci, si estende la Riserva Naturale dello Zingaro, una delle più famose d'Italia; chi desidera immergersi in una natura senza tempo, dove passato e presente si fondono armoniosamente, non potrà fare a meno di visitarla.
Gli antichi greci e i latini la chiamavano "Cetaria" per l'abbondanza dei tonni che si incontravano nelle sue acque.
Partendo da San Vito Lo Capo in auto si giunge alla Riserva in 15 minuti circa.
La prima cala, la più grande ed anche la più frequentata in estate, è Tonnarella dell'Uzzo, dove si scende in pochi minuti a piedi partendo dalla biglietteria.
Il biglietto costa 5 € - Ridotto: 3 € (ragazzi fino a 14 anni) - Speciale: 1 € (scolaresche ) - Gratuito: cittadini italiani età superiore ai 65 anni.
Se avete voglia di camminare e volete trovare una caletta meno affollata o godervi i gli angoli più nascosti di questa meravigliosa costa non dovete fare altro che addentravi nel sentiero di costa e raggiungere le altre calette : Cala Torre dell'Uzzo , Cala Marinella, Cala Beretta , Cala della Disa o Zingaro, Cala del Varo, raggiungibile via mare, e Cala della Capreria, vicinissima a Scopello.

MACARI
Macari sorprende con la sua posizione panoramica sul Golfo omonimo, un pugno di case arrampicate sul costone della montagna da cui si godono tramonti indimenticabili su Monte Cofano.
Qui la vita scorre lentamente, il traffico automobilistico è quasi un ricordo, la musica delle discoteche non arriva e l'unico suono che sentirete al mattino è il canto degli uccelli: tutto ciò a soli 3 minuti d'auto dal centro di San Vito Lo Capo.
Una posizione davvero straordinaria da cui si può ammirare un panorama che lascia senza fiato. La lunga costa si snoda in un susseguirsi di scogliere e calette di ciottoli, il Bue Marino, l'Isulidda , la caletta Rosa e la spiaggia di Baia Santa Margherita, raggiungibili, grazie ad un suggestivo sentiero che parte proprio dal borgo, sia a piedi che con il trenino gratuito.

LA GROTTA DI MANGIAPANE
Un borgo disabitato incastonato in una grotta paleolitica, dove il tempo sembra essersi fermato. E qui si trova uno dei più particolari scorci che costellano il territorio italiano. Questo perché Mangiapane non è un borgo nel vero senso della parola, ma è una delle caverne delle Grotte di Scurati, a Custonaci, abitate fin dalla notte dei tempi. Questo rifugio preistorico è stato trasformato in un micro-borgo nell'Ottocento ed è stato abitato fino ai primi Anni 50 dai Mangiapane, famiglia siciliana di agricoltori e pescatori che all'interno della grotta ha costruito delle piccole abitazioni ma anche una stalla per gli animali, un forno a legna e una cappella. Insomma, l'essenziale per condurre una vita semplice di fronte al panorama mozzafiato del Golfo di Erice.
TRAPANI

LE SALINE ED I MULINI A VENTO
Sono incorniciati in un paesaggio conosciuto come la Via del Sale e si trovano nel percorso che da Trapani conduce a Marsala, nella bella isola siciliana. Sono i mulini a vento sul mare, uno spettacolo da vedere almeno una volta nella vita.
Questi antichi mulino a sei pale della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco sono stati addirittura considerati fra i dieci più belli d'Europa secondo la rubrica "In viaggio nel mondo" dell'Ansa.
ERICE

DUOMO
Il Real Duomo o Chiesa Matrice fu commissionato da Ferdinando d'Aragona nel XIV secolo in un momento politico molto controverso quale la Guerra del Vespro (1283-1314). Il sovrano fuggì ad Erice e folgorato dall'amenità del luogo e dall'ospitalità degli ericini, decise di lasciare un segno del proprio passaggio ordinando la costruzione della Chiesa Madre, realizzata dall'architetto Antonio Musso.
La chiesa sorge sul Monte San Giuliano catalizzando tutta l'attenzione: è una calamita percettiva per l'osservatore. Lo scenario è meraviglioso. Cielo e mare si confondono tra le ombre di una vegetazione rigogliosa, in uno sfondo in cui troneggia sopito l'Etna.
PALERMO

MONDELLO
Mondello, distesa lungo l'arco di una pittoresca baia tra il monte Pellegrino e il monte
Gallo è il più importante centro balneare vicino Palermo. Ha conosciuto nell'ultimo
decennio uno straordinario sviluppo alberghiero-turistico, con ottimi hotel e una fitta
rete di ristoranti e di svaghi. Il clima particolarmente temperato anche nella stagione
invernale, fa di Mondello una frequentatissima meta di soggiorno. All'estremo lembo a nord
della baia si trova un borgo di pescatori, dominato dalle rocciose ed impervie pendici del
monte Gallo dal quale si stacca una lingua di roccia protesa sul mare su cui sorge la
Torre Mondello. Nella zona fanno spicco sul lungomare una torre saracena ed i resti di un
antico castello.

TEATRO MASSIMO
Il teatro massimo Vittorio Emanuele di Palermo è il più grande edificio teatrale lirico d'Italia, e uno dei più grandi d'Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l'Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Ambienti di rappresentanza, sale, gallerie e scale monumentali circondano il teatro vero e proprio, formando un complesso architettonico di grandiose proporzioni. La struttura, realizzata in stile neoclassico-eclettico, richiama le forme dell'architettura classica, con la sua celebre scalinata, le colonne con capitelli corinzi, il porticato e la grande cupola metallica. Sorge nell'attuale piazza Verdi, dove un tempo si trovavano la chiesa delle Stimmate ed il monastero di San Giuliano che vennero demoliti alla fine dell'Ottocento proprio per fare spazio al maestoso edificio. I lavori iniziarono nel 1875 dopo le numerose polemiche che seguirono il concorso del 1864 vinto dall'architetto Giovan Battista Filippo Basile, alla cui morte subentrò il figlio Ernesto, anche lui architetto, che, su richiesta del Comune di Palermo, accettò di ultimare l'opera del padre.

TEATRO POLITEAMA
L'opera si basa su simmetrie alla cui base c'è una sinteticità espositiva in linea con gli elementi caratteristici degli Archi di Trionfo napoleonici.
I primi disegni del progetto di costruzione furono presentati a metà del 1866 da Giuseppe Damiani Almeyda, mentre i primi lavori di scavo partirono a gennaio dell'anno successivo. Il suo costruttore, per la realizzazione del Politeama Garibaldi (spesso chiamato erroneamente solo Politeama), si ispirò ai modelli del classicismo accademico in voga alla fine dell'Ottocento.
La struttura si sviluppa in piazza Ruggero Settimo, spesso chiamata "piazza Politeama". L'opera si basa su simmetrie alla cui base c'è una sinteticità espositiva in linea con gli elementi caratteristici degli Archi di Trionfo napoleonici. Al suo ingresso è ben visibile una quadriga di bronzo di Apollo, opera di Mario Rutelli, cui si affianca una coppia di cavalli di Benedetto Civiletti.
Fu inaugurato nel 1874 fu inaugurato, seppur incompleto. La prima rappresentazione fu "I Capuleti e i Montecchi" di Vincenzo Bellini.

DUOMO DI MONREALE
L'opera monumentaria, che comprendeva insieme alla Basilica, il palazzo reale ed una abbazia benedettina, fu voluta da Guglielmo II, quel re della dinastia Normanna di Sicilia che fu detto "il Buono". Nel 1174, quando aveva appena vent'anni, secondo una leggenda, la stessa Vergine Maria gli apparve in sogno rivelandogli il nascondiglio dove il padre di lui, Guglielmo I, detto "il Malo", "il Cattivo", aveva nascosto un tesoro. Con quelle ricchezze, proprio in quel punto, egli avrebbe dovuto innalzare un tempio da dedicare a Lei.
Allo stesso modo sembra leggendaria l'ipotesi secondo la quale l'architetto che ne fu l'artefice principale, sia stato fratello dell'altro architetto che nello stesso periodo progettava la costruzione della cattedrale di Palermo. La competizione tra i due fratelli architetti, a chi avesse fatto erigere l'opera più bella, sarebbe finita in tragedia con la morte suicida di entrambi: il primo schiacciato dalla bellezza degli esterni della cattedrale di Palermo ed il secondo riconoscendo il primato del fratello ormai morto, davanti alla magnificenza dell'interno del Duomo di Monreale.

SANTUARIO DI SANTA ROSALIA SUL MONTE PELLEGRINO
Il Santuario sorse su Monte Pellegrino nel 1625 attorno alla grotta dove secondo la tradizione furono ritrovati i resti di Santa Rosalia. Rosalia, figlia del duca Sinibaldo di Quisquina e delle Rose, nipote per parte di madre di re Ruggero d'Altavilla, crebbe nel XII secolo alla corte dello zio, a Palermo. Era molto bella e suscitava interessi terreni, fra i tanti quello del principe Baldovino, all'epoca ospite di riguardo alla corte di Ruggero. La leggenda narra che, durante una battuta di caccia grossa, sul monte Pellegrino, la montagna sopra Palermo, un leone stava per uccidere re Ruggero; Baldovino, coraggiosamente, lo salvò uccidendo il leone. Re Ruggero chiese a Baldovino di indicare egli stesso un premio per la sua eroica azione, e quest'ultimo chiese la mano di Rosalia, che, in seguito alla proposta di matrimonio, fuggirà gettando nello sconforto la madre, lo zio e l'intera guarnigione di stanza a Palazzo Reale (o dei Normanni). Vissuta per poco tempo alla corte di Ruggero II, in seguito alla morte del re, chiese ed ottenne il permesso di vivere da eremita in una grotta sul monte Quisquina, dove trascorse dodici anni della sua vita. Successivamente, si trasferì in una grotta sul monte Pellegrino, dove visse "a vita di contemplazione" fino alla morte. Il suo culto si collega ad un evento particolare accaduto a Palermo in occasione di un'epidemia di peste. Il 7 maggio del 1624, infatti, attraccò nel porto della città un vascello proveniente da Tunisi, sospettato di essere stato contagiato dal morbo. Ben presto era stato dato l'allarme ma il viceré, mal consigliato, si lasciò convincere e fece scaricare dal vascello il carico. Palermo si trasformò in un lazzaretto sotto il cielo. Il resto è leggenda, mito e prodigio. Il miracolo, invece, fu attribuito alle reliquie di Santa Rosalia, le quali, portate in processione, impedirono l'ulteriore diffondersi dell'epidemia.